LA PRESENZA EMPATICA NEUTRALE (DISTACCATA)
Ovvero… Sono i particolari a trasformare un disegno in un’opera d’arte.
di Daniele Orta
Articolo pubblicato sulla rivista "Ortho-Bionomy®, rivista del benessere a 360°"
Un bravo terapista cerca di risvegliare, nell’individuo, l’esperienza, di fargli prendere coscienza delle tensioni, permettendogli di divincolarsi verso una maggior libertà espressiva per mezzo del vissuto.
In questo contesto siamo ben distanti dai tecnicismi dei massaggi fisioterapici poiché alla base si ha lo scambio di messaggi e parole tattili tra la persona e il professionista, potenziata da un’interazione autentica; occorre, quindi, dimenticare ciò che abbiamo imparato, poiché la conoscenza non permette la genuinità dell’ascolto. Il trattamento si pondera su una visione unitaria, in cui si considera la persona in tutte le sue manifestazioni, ma anche il ruolo del terapista e il tocco, ossia il ponte mediatore tra i due soggetti.
Ogni cellula esistente si presenta con due poli che creano il movimento della vita attraverso un passaggio energetico in rotazione continua. Quando le linee di forza dei due poli perdono vigore, il corpo reagisce con una richiesta di aiuto. Il tocco permette di ristabilire il canale per cui l’energia torni a scorrere armonicamente.
Ci sono molti modi di toccare, ma per dialogare occorre che la nostra modalità non sia mossa dal desiderio del FARE, perché in tal modo limiteremmo lo spazio di ricerca introspettiva e l’interiorizzazione dell’esperienza. È solo permettendo di inserire uno “spazio tra le note” che prende vita la musica armonica. Fare e non fare sono i soggetti di una conversazione in cui uno parla e poi ascolta. In questo scambio abbiamo l’obbligo di considerare il principio di indeterminazione di Heisenberg in cui è dimostrato che l’osservazione di un fenomeno condiziona e modifica il fenomeno stesso. Ciò significa che il terapista non può che influenzare attivamente e costantemente l’incontro del trattamento limitando l’autonomia e l’autenticità della persona.
Per tale motivo il professionista ha la responsabilità di apprendere e promuovere una “Presenza empatica distaccata”.
La presenza empatica distaccata è il punto di incontro equidistante tra i due soggetti, il sistema unitario del cliente con la sua realtà corpo-mente-spirito e la dimensione del terapista, strutturata dalla sua centratura, dalla capacità di osservazione e dalla conoscenza acquisita; tale interazione diviene evolutiva se stabilizzata da una presenza empatica attiva, costantemente ricettiva nell’accogliere le informazioni e un distacco dinamico neutro, in cui il professionista non si tuffa nelle dinamiche della persona, per loro natura mutevoli, ma si mantiene fedele nel flusso imparziale della Naturalezza. La presenza neutra esige l’importanza del qui e ora, in cui si interrompono i monologhi interiori. L’operatore diventa una “non azione” che si spinge oltre al concetto di volontà del non fare. La potenza creativa e trasformativa di ognuno non viene se è forzata, ma sorge quando le si dà la libertà di essere.
Nel trattamento la neutralità diventa un portale per l’autoregolazione del sistema e uno spazio di coscienza. L’operatore anziché “muoversi” verso la persona, mantiene l’ascolto e l’orientamento verso il proprio stato interiore. In tal modo l’adattamento della persona può manifestarsi liberamente e autonomamente. In questo stato la relazione è bilanciata, non c’è senso di sopraffazione o di voler modificare; in quello spazio le due energie si uniscono pur rimanendo distaccate, lontane dalle identificazioni, paure e ansie verso un atteggiamento puro, con uno sguardo che osservi il fenomeno così come esso si dà, ponendo le basi fondamentali del “Buon Con-Tatto”.
ORTA Daniele, terapista Ortho-Bionomy® , discipline BioNaturali, psicomotricista funzionale
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